I bambini nascono e sanno esattamente cosa fare, si attivano spontaneamente sin dai primi mesi, senza che nessuno suggerisca loro come sperimentare l'interazione e la comunicazione, senza che nessuno insegni loro come succhiare il latte materno o come gestire il ritmo della poppata.
Quello che i genitori possono fare è accompagnare e stimolare il proprio piccolo alla scoperta di queste acquisizioni, creando un ambiente ricco e stimolante.
Cominciamo dunque dal linguaggio...cosa possiamo fare per favorire lo sviluppo del linguaggio e le prime tappe comunicative?
Nei primi tempi il neonato utilizzerà come mezzo comunicativo il pianto, attraverso cui la mamma è allertata rispetto ai bisogni primari del piccolo. Si crea così un'intesa pre-comunicativa essenziale ai successivi processi comunicativi complessi. A questo si aggiungerà il sorriso, lo sguardo, la primissima gestualità , veicoli di informazione e relazione.
Dopo poco, compaiono i primi suoni vocalici (circa 0-2 mesi), piccoli esperimenti caratterizzati dall’emissione prolungata di suoni simili a vocali. Acquisita un po' di sicurezza ecco che sperimenta articolazioni lievemente più complesse, definite cooing e gooing (1-4 mesi), costituiti da suoni velari simili ad esempio a ka o ga. Tra i 5 e i 10 mesi avviene un'importante scoperta, chiamata lallazione, caratterizzata da sillabe e sequenze di sillabe ripetute con struttura consonante
-vocale; inizialmente questo tipo di sperimentazione sarà semplificato, ad esempio “bababa”, poi aumenterà in complessità, con la variazione delle consonanti e delle vocali ripetute, ad esempio “paca”.
Il "motherese": il linguaggio universale ed istintivo usato dalla mamma per comunicare con il proprio bambino. Favorire le tappe evolutive del linguaggio.


Nel comunicare col nostro bambino dovremo quindi porre attenzione e capire che ogni vocalizzo, ogni suono o emissione prodotta è per lui un gioco, una scoperta, una tappa fondamentale per fornire le basi del futuro sviluppo del linguaggio. Dovremo quindi accogliere e rispondere ai suoi esperimenti, incitando e stimolandolo in una sorta di dialogo comunicativo primario che dovrà essere caratterizzato da:
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Turni comunicativi: instauriamo una sorta di danza comunicativa, fatta di alternanza e scambi di ruolo che inciti ancora una volta il nostro piccolo ad una risposta
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Semplicità e chiarezza: usiamo un vocabolario ristretto e costituito da parole semplici, ridondanti e magari routinarie a seconda del momento della giornata
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Intonazione : enfatizziamo e rendiamo melodioso il nostro parlare, per catturare l'attenzione del bambino e rendere accattivante il contenuto, moduliamo la voce a seconda del momento, diamo maggior accento e spicco a determinati suoni o parole
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Ritmo: parliamo al nostro bambino seguendo ritmi lenti e regolari, non esageriamo mai (non arrivare a sillabare, nè usare ritmi troppo incalzanti e veloci)
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Ridondanza: ripetiamo e confermiamo gli esperimenti vocali di nostro figlio, cerchiamo di essere uno specchio che inciti a provare ancora, ripetiamo gorgoglii e vocalizzi dando un feedback positivo e stimolante.
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Gestualità: usiamo a sostegno delle nostre produzioni i gesti, la postura e la mimica è tutto il corredo paraverbale, pian piano sarà il piccolo ad imitare i vostri
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